Skoteinós Herákleitos

Se dovessi scegliere il qualcuno che assomiglia di più al Vecchio, non avrei dubbi. Qohélet aveva tanti epiteti, ma questo vecchio ne ha solo uno. Egli è lo skoteinòs, l’oscuro. Dei frammenti che il tempo ha con pazienza conservato perché noi uomini del kali yuga li leggessimo, eccone qui la migliore selezione.  Potrebbero benanche essere dei koan, da ripetere dentro di sé durante una meditazione. Essi gettano luce sui mondi della creazione attingendo dalla philosophia perennis, quella che da sempre accompagna gli uomini di buona volontà, di tutte le epoche.

La natura umana non ha conoscenza, la natura divina sì. [78 Diels-Kranz] — Questo frammento spiega la superiorità dell’insegnamento divino rispetto a quello umano. Un’altra fonte disse:  “Le vere conoscenze non derivano da alcun insegnamento umano”.

Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo. [49a DK] — La nostra contemporanea natura, reale e illusoria. Siamo contemporaneamente nella mente di Dio e in maya.

Bisogna dunque seguire ciò è comune. Ma pur essendo questo logos comune, la maggior parte degli uomini vive come se avesse un propria e particolare saggezza. [2 DK] — La mente mente. C’è una mente superiore comune a tutti che invece non mente.

La natura delle cose ama celarsi. [123 DK]

Come potrebbe uno nascondersi a ciò che non tramonta mai? [16 DK] – Una volta che uno ha conosciuto la verità, è impossibile tornare indietro

Morte è quanto vediamo stando svegli, sonno quanto vediamo dormendo. [21 DK] 

Uno è per me diecimila, se è il migliore. [49 DK]

Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell’anima: così profondo è il suo logos. [45 DK]

Unico e comune è il mondo per coloro che sono desti. [89 DK] – Il mondo per i desti trascende polemos?

Il signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma suggerisce. [93 DK] – Il Re del mondo lancia solo messaggi in codice.

Ad ogni uomo è concesso conoscere se stesso ed essere saggio. [116 DK]

A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono sempre acque nuove. [12 DK] – La coscienza partecipa attivamente nella creazione della realtà.

Il fulmine governa ogni cosa. [64 DK]

L’unica paura

Quando ero piccolo ogni tanto, a letto, pensavo a cosa vuol dire morire. Quello che mi sorprendeva è che alla luce del giorno il pensiero era molto meno spaventevole che nel buio della mia cameretta.  Perché mai?

Ogni tanto la paura diventava qualcosa di più, diventava attacco di panico con una parola molto precisa ma che non rende del tutto la situazione. Terrore. E allora col fiatone andavo a rifugiarmi nel letto dei miei genitori. E mi tranquillizzavo. E non ci pensavo più. Come può essere una soluzione il non pensarci più?

Due giorni fa ero disteso a letto. Stavo ascoltando Early Water di Hoenig-Göttsching, come spesso faccio quando voglio entrare nel profondo al di là del flusso dei miei pensieri. E ho ripensato a cosa vuol dire morire. Per diversi minuti non ho sentito paura, nonostante fossi al buio. Sono ormai diversi anni che non ho più paura. Poi però è scattato qualcosa, forse il pensiero si è fatto più viscerale e ha conquistato il mio corpo. Il respiro si è fatto profondo e sono stato assalito dallo stesso terrore di un tempo.

Ma questa volta non mi sono alzato. Sono rimasto lì. Ho voluto mangiarlo, assaporarlo. Non aveva più senso rimandare il confronto. E ho capito una cosa: l’anima non ha paura della morte. Al di là delle cose care che in questo mondo si lascerebbero, le quali probabilmente a lei non sono poi così care, è veramente buffo avere paura di una morte puramente corporale. Ciò che sola può spaventare è la seconda morte: l’annullamento totale. L’anima è solo potenzialmente immortale, e dato che lei è la cosa più importante che abbiamo, il suo ricongiungimento con l’Arché dovrebbe essere la priorità di questa vita, o meglio, di queste molte vite. Il timore ci ricorda che siamo qui per questo.

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Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.
(Apocalisse di Giovanni 2:11)

Saremo ripetitivi

… Ma Balasso parla di nuovo in un modo che va oltre di lui. Non credo che sappia di citare Apocalisse 13:8 (“L’agnello immolato fin dalla fondazione del mondo”). Chi riesce a trovare altri riferimenti, si diverta pura. La mancanza di gioia è una tipica critica degli gnostici. Il top è la chiesa che sembra una birreria. Ma questo è un altro piccolo segreto.

Apocalisse

tumblr_mc3ig8OzZF1ra9khzo1_r1_1280Se segui questo blog, saprai che a casa non ho una televisione. Non ritengo che in televisione ci sia molto di interessante , e ultimamente sto dubitando anche dell’opportunità di passare i fine settimana a guardare il continuo di partite di calcio che i campionati europei offrono. Al contrario, credo che la diffusione di negatività e informazione di bassa qualità da parte dei telegiornali insieme alla idiozia della maggior parte dei programmi e all’irritante cacofonia delle pubblicità siano motivi più che validi per decretarne la sua dannosità.

Detto questo, tra i pochi programmi che mi piace guardare ci sono quelli di Derren Brown, mentalista (che brutta parola) inglese che va in onda su Channel 4. L’ultimo suo spettacolo si chiama Apocalypse. Tratta la simulazione della fine del mondo per una persona. Ci sarebbe da chiedersi come si simula la fine del mondo per una persona, e soprattutto cos’è la fine del mondo; ma prima, qual è il vantaggio di un esperimento del genere?

In apertura di programma Derren cita Seneca. Visto che ci siamo, diciamo anche il filosofo stoico avrebbe un sacco di riflessioni (e di soluzioni) utilissime per combattere il malessere dello stile di vita moderno, se solo lo si leggesse. Ma neanch’io lo leggo quindi andiamo avanti. In particolare questa qui riguardava l’utilità di ripetere mentalmente – mentally reharse dice Derren – la perdita di tutti i propri beni e di tutti gli amici e familiari, in modo da poter apprezzare meglio quello che si ha. Ho pensato se uno si dovrebbe immaginare anche il modo in cui potrebbe perdere tutto quello che ha, magari aggiungendo dei dettagli cruenti per rendere tutto più vivido. Non credo sia necessario. Basta immaginare come saresti e cosa faresti se non avessi nulla – ma proprio nulla – di quello che hai ora.

L’ho fatto una volta. E’ vero, ti porta ad apprezzare di più quello che hai al di là della noia e dello stress della routine. E’ un utile strumento in più nelle lotta contro le influenze negative, uno di quelli da mettere nel cassetto ed esercitare periodicamente. Ma è successa una cosa strana mentre ero intento nella pratica: una sottile sensazione di libertà si è impadronita di me. Era come guardare l’oceano sull’orlo di una scogliere a strampiombo; terribile eppure invitante (per un tuffo). Come uomo, ho sempre avuto bisogno di nuovi inizi e questo di nuovo inizio sarebbe la versione ultimate; ma non voglio volare troppo con il pensiero.

Dato che tutto è collegato, si colgono echi orientali nella raccomandazione di Seneca. Che sono principi riconosciuti da tutte le persone, di ogni epoca, che nella loro vita hanno fatto qualcosa di grande. Un famoso aneddoto di Milton Erickson racconta di come fece vincere un torneo di golf a un signore: lo ipnotizzò e gli disse di giocare ogni buca come se fosse la prima. Questi vinse il torneo, stupendosi di essere alla buca numero 18, perché credeva ancora di essere la prima. Non c’è niente di diverso rispetto a immaginare che i tuoi amici siano tornati dall’aldilà, la prossima volta che li vedrai. Sono profondamente convinto che oggi più che mai l’esercizio mentale, di qualsiasi tipo, sia una delle cose più importanti che uno possa fare. E lo deve fare finché è giovane, non da vecchio arteriosclerotico pieno di rimpianti. Questo tipo di allenamento, nonostante vanti una tradizione antichissima,  è snobbato dalla grande maggioranza delle persone e non rientra nell’educazione “normale” delle persone, chiamiamolo pure underground, eppure è capace di indurre significativi cambiamenti nella vita.

Tornando al programma, come sua ignara vittima Derren è andato alla ricerca proprio di una persona che, del tutto ingoiata nel gorgo della vita moderna, completamente alienata, passa le giornate tra lo sgabello del pub e lo schermo del suo iPhone e non riconosce il valore delle cose che ha e le potenzialità della sua vita. Potrebbe essere mio amico.

Tutto questo è il perché. Ma come si organizza la fine del mondo per una sola persone e come si fa a indurre un cambiamento positivo da un’apocalisse? Tutto comincia con il controllo dell’informazione. Senza scomodare gli esperti del settore negli uffici minesteriali competenti a Pechino, Derren fa in modo di hackerare televisione, iPhone e computer della vittima in modo che ricevano delle notizie create ad arte per instillare l’idea della possibilità della caduta in Inghilterra di un meteorite con annessa diffusione di un terrible virus alieno. Ovviamente la famiglia è in combutta con i produttori.

In seguito, mentre la vittima pensa di essere dentro un pulmino in viaggio assieme al fratello per un concerto, delle esplosioni cominciano a verificarsi a margine della strada e nei campi vicino, a simulare la caduta di frammenti di meteorite. Mentre l’abilissimo autista sta letteralmente schivando i proiettili che cadono dal cielo, lui viene messo in trance e portato in una ex base militare nella quale comincerà la sua avventura post-apocalisse. Qui inconterà una serie di personaggi che avranno lo scopo di suscitare in lui una qualità particolare, in modo che il cambiamento abbia luogo. E infatti il cambiamento in lui avviene davvero, e riguarda ciò che sta alla base della felicità terrena, cioè semplicemente desiderare le cose e la vita che si hanno già.

In coda, l’uomo di nome Derren Brown non è un supereroe con poteri magici, eppure è capace di cambiare la vita alle persone. E, seppure cambiare la vita anche a una sola persona è un’opera dal valore enorme, l’umanità abbisognerebbe che le persone costantemente si condizionassero le une le altre verso ciò che è buono e migliore. Imparare come si fa – saremo anche ripetitivi – dovrebbe essere la base dell’educazione umana, invece che essere privilegio di un manipolo di uomini che, dopo essersi liberati dei cattivi insegnamenti, si sono imbarcati in un’avventura di scoperta della verità. Sarebbe questa, come dicevano gli illuministi, l’educazione che rende liberi – non lo studio di storia e geografia in quelle che, chiamandosi scuole, sono in realtà delle prigioni.

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La manifestazione

Vadim Zeland è un sedicente fisico russo che ha inventato, o meglio recuperato, l’antica arte del transurfing. Di lui c’è persino un articolo su Wikipedia. Il transurfing è la tecnica per navigare tra le linee di realtà, ovvero per spostarsi tra tutte le varie versioni di passato e futuro possibili per vivere quella in cui ci capiterà un evento desiderato. Abbastanza fenomenale, si direbbe.

Ho letto due dei suoi libri, e devo dire che sono letture piacevoli. Un po’ girovaghi, lievemente ripetitivi, ma tutto sommato rilassanti e fonte di discreti spunti di riflessione. Due dei suoi molti libri, perché pare che sia un autore molto prolifico.

Un po’ come molto prolifico è l’autore (o sono gli autori, non ne ho idea) di The Secret (che non ho letto), a giudicare dal colpo d’occhio che ho potuto godere in una certa zona della libreria, l’ultima volta che ne visitai una, il che è stato a dire il vero molto tempo fa.

Non che abbiano tutti i torti, questi poveri (ricchi, ora) autori. Queste cose quando vanno mainstream sono sempre versioni molto edulcorate della realtà. È un po’ la loro condanna. Una legge karmica. Un meccanismo di protezione dei segreti della natura. Par di leggere un libro di self help dei peggiori. Hai presente quelli che continuano a ripetere per pagine e pagine che il contenuto stesso del libro potrà portare a risultati incredibili per la tua vita? Poi il libro finisce e questa formidabile tecnica deve essere ancora rivelata. O meglio ti è stata mostrata dal buco della serratura. E rimani a bocca asciutta.

Ma perché non puoi darmi una scaletta, tipo 1. 2. 3., di quello che devo fare? Il procedimento? Ci metterai al massimo una paginetta. Poi non potresti dirmi se questa cosina ha davvero funzionato per te, e come ha funzionato, cos’hai ottenuto, quando non ha funzionato e perché credi che non l’abbia fatto? No. “Migliaia di persone in tutto il mondo stanno sperimentando i frutti del transurfing“. Fidati.

Non che non ci abbia provato. Ho provato a mettere in pratica il transurfing concentrandomi su un paio di eventi che avrei voluto accadessero. È semplice: prima di tutto devi liberarti totalmente del desiderio che quell’evento accada, e per far questo pensi a cosa succederebbe se alla fine non accadesse. Ovviamente non sarebbe la fine del mondo e quindi ti liberi dal desiderio. Poi devi pensare ai passi che devono accadere, ai sub-eventi, perché l’evento principale accada. E devi pensare che questi passi accadranno e che hai intenzione di farli accadere, proprio come hai intenzione di grattarti il naso se hai prurito. Devi esercitare insomma un’intenzione pura, purificata dal desiderio, dal giudizio morale e dal dubbio. Fine del transurfing in cento parole.

Ha funzionato? Mica tanto. Il primo evento non si è verificato, e ora siamo fuori tempo massimo; il secondo potrebbe ancora verificarsi ma non sono stati fatti passi in avanti. È anche vero che avevo chiesto cose non da poco e, dice il buon Zeland, come i corpi hanno un’inerzia nel moto così ce l’hanno anche gli eventi nello spazio delle varianti (lo spazio di tutti gli eventi possibili). Un evento grosso (ovvero, poco probabile) ci vuole tanto a metterlo in moto, un evento piccolo (ovvero probabile) ci vuole poco. Non fa una grinza; ma se gli eventi probabili accadono e quelli non probabili non accadono, a cosa mai mi serve il transurfing?

Per cui non resta che bruciare nel camino questi libretti, se mai qualcuno li ha comprati (io no). E passare alle cose serie. Perché salta fuori che c’è una parole per definire quello che questi autori di paccottiglia cercano di descrivere, ed è: manifestazione. Manifestazione – si capisce a senso – perché c’è qualcosa che esiste solo nella tua mente che vuoi che esista (che si manifesti) anche nella realtà.

Mi rendo conto che il problema è complesso e che probabilmente mai nessuno riuscirà a darne una descrizione completa, ma questo è quello che ho capito io, da un punto di vista pratico. Quando tu vuoi qualcosa, devi letteralmente chiederla all’universo. Consciamente, nella tua mente o anche a voce alta, esprimi cosa vuoi. E la devi definire più precisamente possibile. E non devi essere modesto o risparmiarti, non esiste morale qui. Quindi, se voglio trovare lavoro, devo dire qualcosa del tipo “voglio che mi arrivi un’offerta per un posto pagato almeno 2000 euro al mese, con meno di mezz’ora di viaggio da casa, con i weekend liberi, e voglio che mi arrivi entro la fine della prossima settimana”. E dopo devo lasciare che le azioni vengano guidate dall’intuito. Devo fidarmi della manifestazione. E non occorre ripetere la manifestazione o infondere ulteriori energie mentali in lei. Basta una volta.

Ha funzionato? Vediamo:

  • Prima della sessione di esami di luglio, in cui avrei dato tre esami, ho manifestato che la media dei risultati di questi esami avrebbe dovuto essere superiore a 27. In due di questi ho preso 27, e nel terzo…
  • Il giorno prima dell’orale del terzo esame, avendo preso 29 allo scritto, ma non avendo studiato granché per l’orale, ho manifestato che avrei preso 30 e lode. Ebbene, all’orale ho risposto “non so” a un paio di domande. Ho risposto alle altre. Avendo portato solo uno tra i multipli lavori per casa (facoltativi) che il professore aveva dato. E ho preso 30 e lode.
  • Sono andato in vacanza al mare, in un campeggio. Un venerdì, il giorno prima di quello di ricambio dei vacanzieri, ho manifestato che il giorno dopo sarebbe dovuto arrivare un consistente gruppo di tedeschi, con figlie diciamo decisamente appetibili, e una di queste avrebbe dovuto pregarmi abbastanza immediatamente di soddisfare i suoi impulsi sessuali. Il martedì successivo sono arrivate attorno a me quattro famiglie di tedeschi da Aachen, i quali purtroppo avevano solo figlie in età molto tenera.
  • Sempre in questa vacanza al mare, era con noi una famiglia di conoscenti. I dirimpettai olandesi di questa famiglia avevano avuto un piccolo problema: il padre si era sentito male ed era stato ricoverato al pronto soccorso. Questo signore, a quanto si capisce, non parlava inglese, e la situazione generale era che la sua famiglia non riusciva bene a farsi dire cos’avesse e quando sarebbe stato dimesso, nonché se avrebbe potuto guidare fino all’Olanda per il ritorno. La moglie stava progettando infatti di tornare in aereo lasciando la macchina in Italia, per poi venirsela a prendere. Bel casino. Ecco che i nostri conoscenti si propongono di dare una mano, e un bel venerdì, due o tre giorni dopo il malore del signore, alle tre del pomeriggio caricano la signora olandese in macchina per andare in ospedale e farsi dare delucidazioni dai medici italiani. Io ho un modo migliore: manifesto che i medici diranno che questo tizio sta bene, che verrà dimesso il giorno dopo e che potrà guidare fino a casa. Quando alla sera i nostri amici tornano a casa, ci comunicano con felicità che l’olandese sta bene, verrà dimesso il giorno seguente e potrà guidare, ed era stato trattenuto in ospedale così a lungo per errore.
  • Recentemente un compagno di squadra mi telefona dicendo che la provincia di Venezia ci ha tolto la disponibilità per la palestra che usavamo l’anno scorso. Maledetti burocrati. L’alternativa sarebbe un’altra palestra abbastanza di merda. Manifesto che voglio avere invece un’altra palestra, che abbia il fondo in parquet, sia distante al massimo un quarto d’ora da casa, sia grande almeno quanto quella dell’anno scorso, e si giochi il venerdì sera alle otto. Il mio amico qualche tempo dopo mi dice che c’è ancora una piccola possibilità che si giochi nella palestra dell’anno scorso, però il venerdì sera anziché giovedì. Per inciso, questa palestra ha tutte le caratteristiche che ho elencato prima. Da allora non ho più saputo niente; questa è ancora in sospeso. Aggiornamento: ieri ho saputo che c’era stata la possibilità di avere un’altra palestra, che io non avevo minimamente contemplato, sempre con tutte le caratteristiche sopra (tranne l’orario e il giorno della partita, perché non mi sono informato); questa possibilità è però sfumata subito. Ho subito ri-manifestato, e per il momento siamo sempre in sospeso.
  • Alle 19 di mercoledì scorso abbiamo allenamento al parco con la squadra. Il tempo è abbastanza incerto. La mattina piove a dirotto, nel primo pomeriggio no ma il cielo permane minaccioso. Mi arriva un messaggio di un tipo che mi chiede se si fa lo stesso allenamento. Rispondo, certamente. Sfiga, alle cinque e trequarti viene comincia a piovere. Tempo dieci minuti e viene giù il finimondo. Mi arrivano altri messaggi. Dico che alle 18.40 si prende una decisione, e manifesto che entro le 18.40 smetterà di piovere. Alle 18.35 la pioggia cessa. Dieci minuti dopo esce il sole, che rimarrà in cielo fino al tramonto.
  • Una domenica sera corro 29 km, e di conseguenza il lunedì successivo ero abbastanza finito. Quella sera avrei dovuto giocare una partita. Non ce la faccio, ma purtroppo c’è carenza di uomini. A calcetto si gioca in cinque e insomma, non abbiamo cambi per questa partita. Mentre sto guidando per andare al campo a vederla e dirigere la squadra, decido che una maniera per vincere è manifestare che il avversari siano scarsi, ma tanto scarsi. Quando arrivo scopro che effettivamente noi siamo solo in cinque, ma che anche gli avversari sono in cinque e che sono tra i più scarsi che abbia visto sulla faccia della Terra.
  • Cerco di manifestare che una persona, di cui non ho notizie da circa un anno, mi contatti entro ventiquattro ore. Sono passati due giorni e non è ancora successo niente.
Questa lista ovviamente andrà aggiornata, perché il numero di prove non è sufficiente per dare risposte definitive. Ma sembra che l’abilità ci sia davvero, e siano solo da collezionare più occorrenze, combattendo la tendenza della nostra mente a registrare solo gli eventi favorevoli e dimenticare quelli contrari, logicamente. Più che altro spero di vedere emergere una schema degli eventi con cui funziona e di quelli con cui non funziona; ho la sensazione che questo schema esista, ma finora non ho la più pallida idea di cosa possa essere.

Ora viene la parte difficile. Sembra che non tutti gli essere umani posseggano questa abilità di manifestare. Sai che c’è sempre quell’amico che vince sempre a carte ed è pieno di coincidenze fortunate nella sua vita, e tu ti domani come. Ora guarda questo teschio:

È un vero teschio umano. Appartenente a una razza che potremmo chiamare delle “teste ad anguria”. Ora, per farla breve, una teoria sostiene che tutta quella massa celebrale nel lobo occipitale superiore fosse la sede di un particolare potere: quello della magia. Quando le varie razze di uomini (Cro-Magnon, Neanderthal quelli riconosciuti dalla scienza ufficiale, più queste teste di anguria e varie altre di cui non si sa molto) si sono ibridate, le differenze si sono appianate, da cui il fatto che non si vedono più in giro uomini fatti così. Però questi tratti genetici, come nei topolini di Mendel, continuano a saltare fuori di tanto in tanto.

Come appare una testa di anguria oggi? Guarda qui:

Quindi, se hai una genetica simile a quella di quest’antica razza, probabilmente manifestare sarà una cosa abbastanza naturale per te. Ma per sfiga non sei una testa di anguria, e vuoi lo stesso emulare i poteri che furono infusi in questa perduta razza. Devi emulare i poteri del suo (suo del tizio pelato) lobo occipitale inferiore con il tuo occipitale inferiore, che hai.

Dopo che hai formalizzato verbalmente la tua manifestazione, comincia a meditare su questo koan:

Shamanic Drive (Mad dreamer) (Adamic authority) (l: back lobe)

l: back lobe sta per locus: lobo occipitale, e vuol dire che mentre mediti sul koan devi focalizzare l’intenzione sul tuo lobo occipitale. Perché tu possa meditare sul koan, serve che le parole che lo compongono acquisiscano significato per te. Un po’ devi affidarti all’intuito, un po’ puoi seguire questa traccia:

  • Shamanic drive perché lo sciamano è colui che entra in contatto con i mondi da cui è possibile plasmare la realtà, è colui che possiede le chiavi d’accesso alla magia.
  • Mad dreamer perché se hai un lobo occipitale inferiore sviluppato hai un centro visivo più sviluppato che ti permette di vedere ciò che non esiste; inoltre se hai letto Castaneda sai che “chi è padrone del sogno è padrone della realtà”, ovvero che dal controllo dei sogni si può risalire la strada per il controllo della realtà.
  • Adamic authority perché quello della magia è il potere che aveva Adamo prima della cacciata dall’Eden.

 Basta meditare 2-3 minuti e poi la manifestazione è ufficialmente conclusa. Congratulazioni, ora sei infuso dei poteri delle teste di anguria.

Per passare ad argomenti più frivoli, il tizio bruttissimo pelato qui sopra è abbastanza riconoscibile come melonhead, ma non sempre le cose sono così nette. Ti dò qualche esempio in più di melonhead moderni:

Abbastanza spaventevole, no?

Per approfondire:
http://www.koanicsoul.com/blog/2012/06/27/how-to-manifest-whatever-you-want/

Fisiognomica vendicata

Se andate sull’articolo di Wikipedia, questo si apre dicendo che la fisiognomica è una disciplina pseudoscientifica. Ovviamente ciò è frutto delle povere menti bigotte di chi ha scritto l’articolo, perché se la fisiognomica è pseudoscienza lo sono anche la psicologia e buona parte della biologia, ovvero tutte quelle leggi che non possono essere scritte in matematica esatta (o ragionevolmente approssimata).

L’articolo prosegue:

…La fisiognomica scientifica, che sostiene una qualche correlazione statistica tra le caratteristiche fisiche (in particolare del viso) ed i tratti caratteriali a causa delle preferenze fisiche di una persona dovute al comportamento corrispondente. La correlazione è dovuta al rimescolamento genetico. Questo tipo di fisiognomica trova fondamento nel determinismo genetico del carattere.

Determinismo genetico è ovviamente una formulazione sbagliata, perché se esiste una correlazione statistica allora, mio caro Watson, questa non è deterministica ma probabilistica.

;

Larsson et al., 2007 hanno condotto uno studio in cui si chiedevano se alcuni aspetti morfologici dell’iride umano potessero correlarsi con alcune tendenze di comportamento. La risposta è sì, anche se le correlazioni, come era da prevedersi, sono molto basse (R = 0.10-0.15).

La figura è da interpretarsi così:

  • Quelle formazioni a mandorla contrassegnate con 1 sono state correlate con calorosità, fiducia, in generale emozioni positive.
  • I pigmenti 2 non sono correlabili a niente (così come il colore degli occhi, tanto per dire).
  • Quelle cose 3 che gli autori chiamano furrows (rughe?) si correlano con impulsività.

Onestamente sti benedetti autori potevano mettere qualche immagine in più, che così imparavamo a leggere gli occhi. Mah.

Tassare i ricchi

In questo post risponderò a una domanda che molti si fanno vedendo le discoteche piene, le code ai ristoranti e i centri commerciali affollati sotto le feste: “Dov’è la crisi?”. Eppure la crisi c’è, perché il GDP (PIL) è stagnante, la disoccupazione è ad alti livelli, con quella giovanile che si trova oltre il 30%. Eppure sembra nascondersi ai nostri occhi.

La crisi economica non comincia ieri ma viene da lontano, diciamo dalla metà degli anni ’80. È stato allora che la bilancia commerciale degli Stati Uniti è andata in negativo, seguita, qualche anno dopo anche se in modo meno marcato, da quella europea. (In questo post la maggior parte dei dati e dei ragionamenti saranno relativi agli Stati Uniti, ma con poca fatica possono essere estesi all’Europa).

Bilancia commerciale in passivo vuol dire che escono più soldi di quelli che entrano (tra parentesi, dove vanno i soldi? In Cina). Vuol dire che col passare del tempo la nazione, come una qualsiasi azienda o famiglia le cui spese superino le entrate, si impoverisce. A meno che non si faccia debito.

Se si contrae debito, allora si può mantenere lo stesso tenore di vita per un numero discreto di anni. Finché un giorno, dai la colpa alla speculazione, dai la colpa a chi vuoi, quel debito diventa ingestibile. E quel giorno, come sappiamo tutti, è arrivato.

Questo è il primo motivo per cui la crisi c’è ma non si vede: perché è stato fatto debito. Non è una casualità che il debito degli USA inverta la tendenza proprio poco dopo 1980. Si potrebbe fare una distinzione tra debito pubblico e debito privato (“è lo stato che ha contratto il debito, a me non me ne è venuto in tasca niente”) ma questa non regge: lo stato spalma su di te il suo debito dandoti una pensione più alta, tasse più basse, maggiori stipendi e più posti di lavoro ai dipendenti pubblici, commesse e ordini alle imprese, prestazioni sanitarie più economiche.

La situazione non sarebbe così brutta, se non ci si mettesse un altro fattore.

Come mostra il grafico, i ricchi sono sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri. Letteralmente. O meglio, non solo i poveri, ma tutta la classe media. Il 20% in alto aveva il 50% delle risorse nel 1980. Nel 2000 aveva il 60%. Il signore di La Palice dice che nel 2080 avranno il 100% (cosa che ovviamente non potrà succedere, perché ci sono le tasse). Il grafico non risale a prima del 1980, quindi non possiamo sapere cosa sia successo prima, ma è evidente che il trend esiste almeno da quando le cose per il mondo occidentale hanno cominciato a mettersi male, e quindi la concentrazione di ricchezza nelle mani dei ricchi non è una cosa buona.

La crisi quindi, che non è cominciata ieri, non finirà domani. Magari non sarà catastrofica (anche se i rischi ci sono, ma non per le ragioni elencate in questo post), ma il mondo occidentale è destinato a continuare a impoverirsi nel lungo termine. Queste fattori non si possono cambiare nel giro di pochi anni, soprattutto se nessun governo sta facendo qualcosa in questo senso.

Nick Hanauer è un miliardario americano che parlando all’assemblea dei marxisti rococò di TED ha proposto esattamente quella che vedo anch’io come unica soluzione per invertire la tendenza: tassare i ricchi. Gli applausi infatti non sono stati esattamente scroscianti, come lo sono sempre quando un professore indiano mostra come qualche bambino per le strade di Calcutta impari usando un computer con internet che lui ha gentilmente posizionato lì per il suo esperimento, e come questa azione potrebbe salvare il mondo (aspettiamo che il bambino scopra i siti porno).

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=bBx2Y5HhplI]

Io comincerei a pensare a un exit strategy dall’Occidente.

Sir Jony Ive

Quando ho visto per la prima volta questo video da YouTube, il primo commento in alto recitava: “There’s still a truly spirited man at Apple. His name is Jony Ive”. E questo si può dire di Sir Jony from Essex, truly spirited, in una maniera che qualsiasi versione italiana non renderebbe appieno. La sua lezione magistralis parla di Steve ma parla anche della sua filosofia estetica. L’amore per la modellazione delle parti non visibili risale dal padre adottivo di Steve, falegname e meccanico, ai marmi del Partenone di Fidia. La vittoria per la semplicità, la vittoria per la purezza, non è stata solo quella di Steve, ma è, ogni giorno della sua vita, quella di Sir Jony, anche in queste parole, in una maniera che il mondo contemporaneo non conosce, ma che, come dimostra il successo dei prodotti, intuisce. I neoclassici di Cupertino.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=GnGI76__sSA]

Steve used to say to me (and he used to say this a lot), “Hey Jony, is a dopey idea.” And sometimes they were — really dopey. Sometimes they were truly dreadful. But sometimes they took the air from the room, and they left us both completely silent. Bold, crazy, magnificent ideas. Or quiet, simple ones, which in their subtlety, their detail, they were utterly profound.

And just as Steve loved ideas, and loved making stuff, he treated the process of creativity with a rare and a wonderful reverence. I think he, better than anyone, understood that while ideas ultimately can be so powerful, they begin as fragile, barely formed thoughts, so easily missed, so easily compromised, so easily just squished.

I loved the way that he listened so intently. I loved his perception, his remarkable sensitivity, and his surgically precise opinion. I really believe there was a beauty in how singular, how keen his insight was; even though sometimes it could sting.

As I’m sure many of you know, Steve didn’t confine his sense of excellence to making products. When we travelled together, we would check in, and I’d go up to my room. And I’d leave my bags very neatly by the door. And I wouldn’t unpack. And I would go and sit on the bed. I would go and sit on the bed next to the phone. And I would wait for the inevitable phone call: “Hey Jony, this hotel sucks. Let’s go.”

He used to joke that the lunatics had taken over the asylum, as we shared a giddy excitement spending months and months working on a part of a product that nobody would ever see. Well, not with their eyes. We did it because we really believed it was right because we cared. He believed that there was a gravity, almost a sense of civic responsibility, to care way beyond any sort of functional imperative.

While the work hopefully appeared inevitable, appeared simple and easy, it really cost. It cost us all, didn’t it? But you know what? It cost him most. He cared the most. He worried the most deeplyHe constantly questioned, “Is this good enough? Is this right?”

And despite all his successes, all his achievements, he never presumed, he never assumed that we would get there in the end. When the ideas didn’t come, and when the prototypes failed, it was with with great intent, with faith, that he decided to believe we would eventually make something great.

But the joy of getting there! I loved his enthusiasm, his simple delight (often, I think, mixed with some relief) that, yeah, we got there. We got there in the end and it was good. You can see his smile, can’t you? The celebration of making something great for everybody; enjoying the defeat of cynicism, the rejection of reason, the rejection of being told a hundred times, “You can’t do that”. So his, I think, was a victory for beauty, for purity, and, as he would say, for giving a damn.

He was my closest and my most loyal friend. We worked together for nearly fifteen years — and he still laughed at the way I say “aluminium”.

For the past two weeks, we’ve all been struggling to find ways to say goodbye. This morning I simply want to end by saying, “Thank you, Steve.” Thank you for your remarkable vision, which has united and inspired this extraordinary group of people. For the whole that we have learned from you, and for all that we will continue to learn from each other: Thank you, Steve.

La scuola uccide

L’apprendimento è un tema ricorrente di questo blog. Siamo dell’opinione che il sistema scolastico sia sbagliato su molti livelli, e che in generale il senso comune sull’educazione e le strategie educative di insegnanti e genitori siano parecchio distanti dall’ottimo, e incappino anzi in errori grossolani. I raging SWPL residenti al TED hanno un paio di discorsi di Sir Ken Robinson che ho trovato molto interessanti.

“Very many people go through their whole lives having no real sense of what their talents may be, or if they have any to speak of.”

Sir Ken Robinson

I punti ci sono tutti. La scuola è un grande sistema per formare esclusivamente professori universitari. Un mondo di professori. Altri tipi di intelligenza non vengono considerati, per cui molti diventano persone tristi senza arte né parte perché non hanno mai scoperto la loro vera vocazione. Se oggi, in Italia, circa un terzo (l’ultima percentuale che ho letto era 31.3) di giovani sono inattivi, cioè senza lavoro né studio, la colpa è anche ci tredici anni di sistema scolastico (minimo) che evidentemente non ha saputo fare niente per prepararli alla vita. Di quelli che lavorano poi, una parte consistente sopravvive, resiste alla propria vita aspettando perennemente il weekend.

La scuola è una sistema per perpetuare i dogmi che l’hanno costruita. Se avesse la parola “borghese” da qualche parte potrebbe essere una frase di Marx o di Hengel. Uccide il pensiero laterale. Forma una buona classe di burocrati che imparano a rispettare lo status quo (mettere i puntini sulle i, rispettare i limiti di velocità) senza che mai passi loro per l’anticamera del cervello che il mondo è fatto per essere cambiato.

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Tutto quello che tu chiami “vita” è stato costruito da persone che non erano più intelligenti di te. Una volta che avrai compreso questo semplice fatto, non sarai più lo stesso.