Apocalisse

tumblr_mc3ig8OzZF1ra9khzo1_r1_1280Se segui questo blog, saprai che a casa non ho una televisione. Non ritengo che in televisione ci sia molto di interessante , e ultimamente sto dubitando anche dell’opportunità di passare i fine settimana a guardare il continuo di partite di calcio che i campionati europei offrono. Al contrario, credo che la diffusione di negatività e informazione di bassa qualità da parte dei telegiornali insieme alla idiozia della maggior parte dei programmi e all’irritante cacofonia delle pubblicità siano motivi più che validi per decretarne la sua dannosità.

Detto questo, tra i pochi programmi che mi piace guardare ci sono quelli di Derren Brown, mentalista (che brutta parola) inglese che va in onda su Channel 4. L’ultimo suo spettacolo si chiama Apocalypse. Tratta la simulazione della fine del mondo per una persona. Ci sarebbe da chiedersi come si simula la fine del mondo per una persona, e soprattutto cos’è la fine del mondo; ma prima, qual è il vantaggio di un esperimento del genere?

In apertura di programma Derren cita Seneca. Visto che ci siamo, diciamo anche il filosofo stoico avrebbe un sacco di riflessioni (e di soluzioni) utilissime per combattere il malessere dello stile di vita moderno, se solo lo si leggesse. Ma neanch’io lo leggo quindi andiamo avanti. In particolare questa qui riguardava l’utilità di ripetere mentalmente – mentally reharse dice Derren – la perdita di tutti i propri beni e di tutti gli amici e familiari, in modo da poter apprezzare meglio quello che si ha. Ho pensato se uno si dovrebbe immaginare anche il modo in cui potrebbe perdere tutto quello che ha, magari aggiungendo dei dettagli cruenti per rendere tutto più vivido. Non credo sia necessario. Basta immaginare come saresti e cosa faresti se non avessi nulla – ma proprio nulla – di quello che hai ora.

L’ho fatto una volta. E’ vero, ti porta ad apprezzare di più quello che hai al di là della noia e dello stress della routine. E’ un utile strumento in più nelle lotta contro le influenze negative, uno di quelli da mettere nel cassetto ed esercitare periodicamente. Ma è successa una cosa strana mentre ero intento nella pratica: una sottile sensazione di libertà si è impadronita di me. Era come guardare l’oceano sull’orlo di una scogliere a strampiombo; terribile eppure invitante (per un tuffo). Come uomo, ho sempre avuto bisogno di nuovi inizi e questo di nuovo inizio sarebbe la versione ultimate; ma non voglio volare troppo con il pensiero.

Dato che tutto è collegato, si colgono echi orientali nella raccomandazione di Seneca. Che sono principi riconosciuti da tutte le persone, di ogni epoca, che nella loro vita hanno fatto qualcosa di grande. Un famoso aneddoto di Milton Erickson racconta di come fece vincere un torneo di golf a un signore: lo ipnotizzò e gli disse di giocare ogni buca come se fosse la prima. Questi vinse il torneo, stupendosi di essere alla buca numero 18, perché credeva ancora di essere la prima. Non c’è niente di diverso rispetto a immaginare che i tuoi amici siano tornati dall’aldilà, la prossima volta che li vedrai. Sono profondamente convinto che oggi più che mai l’esercizio mentale, di qualsiasi tipo, sia una delle cose più importanti che uno possa fare. E lo deve fare finché è giovane, non da vecchio arteriosclerotico pieno di rimpianti. Questo tipo di allenamento, nonostante vanti una tradizione antichissima,  è snobbato dalla grande maggioranza delle persone e non rientra nell’educazione “normale” delle persone, chiamiamolo pure underground, eppure è capace di indurre significativi cambiamenti nella vita.

Tornando al programma, come sua ignara vittima Derren è andato alla ricerca proprio di una persona che, del tutto ingoiata nel gorgo della vita moderna, completamente alienata, passa le giornate tra lo sgabello del pub e lo schermo del suo iPhone e non riconosce il valore delle cose che ha e le potenzialità della sua vita. Potrebbe essere mio amico.

Tutto questo è il perché. Ma come si organizza la fine del mondo per una sola persone e come si fa a indurre un cambiamento positivo da un’apocalisse? Tutto comincia con il controllo dell’informazione. Senza scomodare gli esperti del settore negli uffici minesteriali competenti a Pechino, Derren fa in modo di hackerare televisione, iPhone e computer della vittima in modo che ricevano delle notizie create ad arte per instillare l’idea della possibilità della caduta in Inghilterra di un meteorite con annessa diffusione di un terrible virus alieno. Ovviamente la famiglia è in combutta con i produttori.

In seguito, mentre la vittima pensa di essere dentro un pulmino in viaggio assieme al fratello per un concerto, delle esplosioni cominciano a verificarsi a margine della strada e nei campi vicino, a simulare la caduta di frammenti di meteorite. Mentre l’abilissimo autista sta letteralmente schivando i proiettili che cadono dal cielo, lui viene messo in trance e portato in una ex base militare nella quale comincerà la sua avventura post-apocalisse. Qui inconterà una serie di personaggi che avranno lo scopo di suscitare in lui una qualità particolare, in modo che il cambiamento abbia luogo. E infatti il cambiamento in lui avviene davvero, e riguarda ciò che sta alla base della felicità terrena, cioè semplicemente desiderare le cose e la vita che si hanno già.

In coda, l’uomo di nome Derren Brown non è un supereroe con poteri magici, eppure è capace di cambiare la vita alle persone. E, seppure cambiare la vita anche a una sola persona è un’opera dal valore enorme, l’umanità abbisognerebbe che le persone costantemente si condizionassero le une le altre verso ciò che è buono e migliore. Imparare come si fa – saremo anche ripetitivi – dovrebbe essere la base dell’educazione umana, invece che essere privilegio di un manipolo di uomini che, dopo essersi liberati dei cattivi insegnamenti, si sono imbarcati in un’avventura di scoperta della verità. Sarebbe questa, come dicevano gli illuministi, l’educazione che rende liberi – non lo studio di storia e geografia in quelle che, chiamandosi scuole, sono in realtà delle prigioni.

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Fortuna e forme-pensiero

Nel quarto episodio della serie di speciali di quest’autunno, Derren Brown realizza un esperimento sociale sul significato della fortuna. Fa in modo che in una cittadina della campagna inglese sia sparsa la voce che la statua di cane del parco cittadino sia, in qualche modo, fortunata. Si propone di osservare la reazione degli abitanti del luogo e gli eventuali effetti che la statua avrà sulla loro vita.

Nell’idea di Derren, la differenza tra una persona fortunata e una sfortunata è che la prima, dato il proprio sistema di convinzioni, si metterà più in gioco nella propria vita e sarà portata a cogliere più occasioni, alcune delle quali le porteranno dei vantaggi. Colui che si ritiene sfortunato invece non coglierà nessuna occasione, dato che a lui non capita mai qualcosa di buono. E così nulla di buono continuerà a capitargli mai. Ciò viene dimostrato appunto nel corso nell’episodio, quando a Wayne il macellaio, che si ritiene arcisfigato, egli presenta una serie di opportunità che, se colte, gli porteranno qualcosa di buono. Alcune piuttosto ovvie, come quando pone sul suo cammino una banconota da 50 quids. Ma lui clamorosamente manca di vederla, come ha fatto per tutte le opportunità precedenti.

Nell’intento di Derren però non c’è solo la dimostrazione sociologica della sua tesi, ma anche una verifica degli effetti del “cane fortunato” sulla vita delle persone. La voce nella città dopo qualche settimana imperversa: gli abitanti si scambiano storie di eventi fortunati successi dopo aver accarezzato l’impassibile e granitico cane del parco.

Passati tre mesi dalla prima insinuazione, Derren si presenta in città con l’intento di provare se il cane sia davvero fortunato: il vincitore di un’asta avrà la possibilità di puntare la cifra offerta su un singolo lancio di dado, con l’eventuale vincita sei volta la posta. Nello svolgersi della mimesis, si scopre che il vincitore dell’asta è proprio il macellaio Wayne, che in qualche modo sembra voler cogliere l’occasione di espiare la sua intera vita di occasioni mancate prendendo il primo, clamoroso, rischio possibile: è pronto a giocarsi tutti i suoi risparmi. Le parole finali di Derren, prima che il fatidico lancio sia compiuto, sono sibilline: la statua, essendo tutta un’invenzione, non dovrebbe portare alcuna fortuna – dice -, d’altronde è possibile che l’idea di essere fortunati possa modificare inconsciamente i comportamenti, anche nel caso del lancio di un dado. È comunque più interessante quando questa serie di fenomeni riguarda l’uomo stesso, piuttosto che qualche entità soprannaturale, afferma.

La scena finale è di quelle trionfali, allorché il numero prescelto compare sulla faccia superiore del dado tratto.

Certo, 1/6 non è certo una probabilità infima, però è significativo che sia uscita, in un’occasione così eclatante e ricca delle aspettative di tutto il pubblico. Pura casualità? Tiro pilotato inconsciamente? Ai miei occhi, le conclusioni da trarre sono di natura diversa. Tutto si spiega in maniera molto semplice utilizzando un concetto proveniente dal mondo dell’esoterismo: quello di forma-pensiero, o egregora.

La forma-pensiero è come un’ameba energetica che vive in un piano eterico (ovvero non percepibile con i nostri sensi, ma non necessariamente al di fuori del nostro universo) e si nutre e prende vita grazie ai pensieri umani. Queste forme, una volta raggiunta una massa critica, possono acquisire vita propria (ma assolutamente non una coscienza propria) e cominciare ad operare intervenendo sulla nostra realtà, con l’unico scopo di perpetuare la propria esistenza. Proprio come farebbe una spugna o un fungo. Esistono forme-pensiero di tutto: del calcio, della Chiesa, degli alieni, del telegiornale di Canale 5. Tutte queste, abbiamo detto, vogliono solo trovare nuovo nutrimento (captare nuovi pensieri): la forma-pensiero degli alieni, quindi, farà in modo di prendere consistenza fisica sotto forma di nuovi ufo e nuovi rapimenti, in modo che più gente pensi a lei e scarichi le proprie emozioni su di lei.

Per formare una forma-pensiero servono le energie psichiche di una moltitudine di persone: ecco quello che è successo col cane fortunato di Todmorden. Arrivato al momento della prova, la forma-pensiero aveva abbastanza energia per controllare il lancio del dado, garantendo quindi la sua sopravvivenza nei pensieri delle persone.

Quella che chiama in causa le forme-pensiero oltre a essere una soluzione esaustiva, a pensarci bene rispetta anche  le condizioni poste dallo stesso Derren Brown. Non chiama in causa qualche entità esterna, ma l’uomo stesso. Ricade perfettamente nella categoria di “comportamenti modificati dall’inconscio”, solo che l’inconscio non è esclusivamente personale ma piuttosto collettivo, e ciò non è limitato ai comportamenti, ma anche agli stessi eventi temporali della nostra realtà.