Lo scorso 28 marzo un mio amico e compagno di università si è tolto la vita. È stato molto strano, in genere io mi sbaglio raramente ma questa volta mi sono sbagliato. Pensavo che Leonardo, meglio conosciuto come Zano, volesse vendicarsi di qualcuno che gli stava vicino, e che evidentemente non gli aveva voluto bene. Lui era un grande burlone, abile giocatore di poker e quindi bluffatore, una faccia di bronzo, vendicativo ma non per impulsività. Vendicativo alla siciliana. Pensavo che quindi sarebbe stato disposto a sacrificare persino la sua vita per portare a termine un piano che aveva deciso. Non disperato quindi, ma molto lucido.
Mi sono sbagliato su molto ma non su tutto. I giornali riportavano la morte in seguito a una delusione d’amore, ma per me non era tutto. Zano aveva pianificato la cosa per bene, cercando tra gli archivi dei giornali le notizie sui suicidi, in modo da trovare il posto adatto per andare incontro a un treno. Ha scelto Stanghella, alla periferia di Padova, dove già un uomo si era suicidato un anno fa, ha scelto l’imbrunire, in modo da non essere notato dal treno, e si è disteso sui binari. In un impulso freudiano ho pensato che sapendo che il suo corpo non sarebbe stato trovato intero, doveva avere avuto del rancore nei confronti dei suoi genitori. Nel frattempo, aveva preso in giro tutti. Non solo il “sembrava normale, un po’ giù ma niente di che”, ma stava deliberatamente portando avanti progetti per il futuro come se si divertisse a celare al mondo ignaro quel segreto che si portava dentro. Eppure aveva già deciso tutto. Bluff.
Mi sono sbagliato su molto. Il martedì successivo sono andato al suo funerale. Hanno parlato i suoi amici, con un messaggio non molto emozionante né granché elegiaco, letto con un terribile accento. È spaventoso come io potessi pensare, in una situazione del genere, che io avrei scritto un’elegia migliore e che quindi potevano darla a me da scrivere. E avrei potuto anche insegnar loro a leggerla in modo decente. Ma vabbé. Ha parlato anche la sua (ex-)ragazza. Per quanto, quando l’amore è finito, le ragazze possano essere fredde come se non ti avessero mai conosciuto, non mi è sembrato questo il caso. Ha detto delle cose incredibilmente intelligenti, e soprattutto ha gettato luce sui motivi del gesto. Facendomi capire che non avevo capito niente.
A Zano non piaceva questo mondo, non gli piaceva questo mondo e avrebbe voluto cambiarlo. Era sostanzialmente un’egoista. Avrebbe voluto una vita di divertimento tutta per sé, anche se questo avrebbe voluto dire calpestare qualcuno. Non doveva essere molto incline a scendere a compromessi. “Leonardo, la vita non è solo piacere, non è solo sesso e soldi…” diceva la sua ragazza mentre non troppe lacrime le rigavano il viso, parlandogli come se fosse ancora lì (e come potrebbe essere altrimenti?”. Non gli piaceva questo mondo e allora ha preferito abdicare una vita che non gli piaceva. Forse non si può dire che fosse forte, ma cosa vuol dire essere forti? Di lui ho ammirato il suo lucido non attaccamento alla vita, il consegnarsi a una morte un po’ simile a quella di Socrate (esagero). Perché la vita è bella certo, ma chi vorrà salvare la propria vita la perderà, e chi sarà disposto a perderla, la salverà.
Era un’egoista e infatti è stato così fino alla fine, dato che ha lasciato due fratelli più piccoli e un sacco di persone che gli volevano bene. Non gliene importava. Forse non si può dire che fosse un grande spirito. Ma chi siamo per poter giudicare?
Mercoledì 28 mattina, verso mezzogiorno, avevo appena preso una bottiglietta di tè verde dalle macchinette in dipartimento. Dalle vetrate scorgo Zano che, fuori in giardino, sta parlando con una ragazza. Aveva il suo solito sorriso furbetto stampato sulla faccia. Vorrei andare a salutarlo, ma poi penso che — insomma — lasciamolo parlare con quella tipa lì. Lo saluterò la prossima settimana.
Così non è stato. E non si può dire che il suicidio di un amico sia tutto male. Non mi lascerò più passare un’occasione del genere.