Perfetto Aldo Grasso, sul Corriere di oggi:

"Trattandosi di colpi (proibiti), anche la Fifa ha voluto adeguarsi. Ne ha dati tre al cerchio e due alla botte (e che botte!): tre giornate di squalifica a Zinédine Zidane per la testata a Marco Materazzi durante la finale dei Mondiali 2006 e due turni di punizione anche al giocatore italiano per la provocazione al capitano francese. La sentenza è di quelle che si vogliono salomoniche, da alto consesso internazionale, da giuria parruccona: la colpa va più o meno equamente divisa e condivisa in modo tale che sia da monito per le future generazioni. Gli esempi cattivi non restino impuniti.
In realtà è una sentenza che lascia molto perplessi, percorsa com’è da un’ipocrisia di fondo: Zidane ha perso letteralmente la testa, ma l’ha persa, secondo la Fifa, perché provocato da Materazzi.

Ora il difensore italiano non è, per sua stessa ammissione, uno stinco di santo ma nella motivazione del giudizio si riconosce che entrambi i giocatori hanno affermato che «gli insulti erano rivolti all’onore del giocatore, ma non erano di natura razzista». Insomma erano di quelle ingiurie che fanno parte, non è bello dirlo ma è così, del repertorio di ogni partita. E’ vero che la provocazione, in quanto inavvertibile e subdola, è comunque grave ma è anche vero che, dal punto di vista simbolico, una testata a un avversario, davanti a milioni e milioni di spettatori di tutto il mondo, ha una forza comunicativa incommensurabile.
A leggerla con un po’ di malizia, è proprio nella sentenza della Fifa che si scopre un fondo di vago razzismo sportivo. Così traducibile: Zidane è stato il miglior giocatore di Germania 2006, quello che ha fatto vedere il calcio più bello (« Merci Zidane pour ces instants inoubliables » hanno titolato i giornali francesi mostrando le magiche giocate di Zizou). Se ha perso la testa (« un coup de colère »,uno scoppio di collera), se non ha mai chiesto scusa, è solo colpa del brutto anatroccolo, del giocatore che sopperisce con la forza bruta alla mancanza di classe (non erano queste le stesse accuse che venivano mosse a Gentile nell’82 quando «morse» i polpacci di Socrates e di Maratona?).
E infatti, mentre la Fifa commina burocraticamente le sue pene (e Zizou, nobilmente, ha chiesto e ottenuto di scontare la squalifica lavorando in progetti umanitari in favore di bambini e adolescenti all’interno dei progetti della Fifa, essendosi già dimesso da giocatore) la Rete, che ha una maggiore e più moderna sensibilità espressiva, ha sepolto nel ridicolo il francese facendone un eroe mondiale dalla testata facile, coniando persino il neologismo di «zidanata» (colpo di testa, per essere gentili).
E qui viene fuori il problema vero del calcio, di quello italiano in particolare. Ormai è in mano ai tribunali, alle procure. E’ di ieri la notizia che otto avvisi di garanzia sono stati emessi dai pm di Napoli, Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci, nell’ambito della nuova tranche dell’inchiesta sugli illeciti del mondo del calcio nel quale è coinvolta la Reggina. Destinatari dei provvedimenti, nei quali si ipotizza il reato di concorso in frode sportiva, sono il presidente della società calabrese Lillo Foti, l’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo, gli arbitri Massimo De Santis, Andrea De Marco, Tiziano Pieri e gli assistenti Giorgio Nicolai e Sandro Rossomando. Continuano intanto a girare le voci che vedrebbero coinvolte in Calciopoli altre squadre di serie A.
Ma che cosa sta succedendo? Un tempo il calcio parlava (con le sue imprese, i suoi campioni) e noi siamo cresciuti parlando di calcio. Adesso invece il calcio si esprime principalmente attraverso sentenze, pareri giuridici (assegnare o no lo scudetto all’Inter?), avvisi di garanzia, deferimenti, collegi giudicanti, difese degli avvocati. Ma è ancora calcio questo o è qualcosa che ci è sfuggito totalmente di mano? Di fronte alla resa dei conti degli scandali italiani dobbiamo rimpiangere la testata di Zizou come un ultimo scampolo di vero calcio?"

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