Una serata tra nebbia, fango, e poca forza nelle gambe. Un’altra cominciata a raccogliere ricordi che corrono su un manto erboso (coll’impressione di stare guardando un film e non la realtà), e finita, al solito, in un bicchiere di Whiskey. Il desiderio di avere una socratica levatrice per realizzare l’idea che ho in mente, o un mal di testa che faccia nascere Atena da una frattura del mio cranio, mi attanaglia. Ma non c’è nessun altro oltre a me.
“Galliani, vendi tuo figlio”, urla la curva. Saranno notti di cupi pensieri.

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