Al direttore – Piccolo contributo alla dimostrazione dell’esistenza dell’inferno, soavemente ribadita lunedì da Papa Ratzinger, mediante la corretta interpretazione di un verso pagano che a torto abitualmente si pretende che la neghi. “Hic Acherusia fit stultorum denique vita” (“l’inferno è la vita dei cretini quaggiù”): da questo celebre detto di Lucrezio (De rerum natura, III, 1023) si deduce abitualmente che quel sublime poeta pensava che l’inferno non esistesse. Errore, grave errore. Il verso dice che esiste. E rivela pure dove. Non nel mitico Acheronte ma dovunque infuri la stoltezza umana. Massima espressione della quale, com’è noto, erano, a suo avviso, i sacrifici umani del suo tempo. Che però oggi lui stesso, se fosse fra noi, si vedrebbe costretto a giudicare ormai superati dai più illustri olocausti moderni. Vedi gli eccidi e i lager dei fascismi neri. Vedi le stragi e i gulag dei fascismi rossi. Vedi infine quella suprema espressione della stultitia umana che è la recente creazione, in quell’Acheronte che scorre da sempre quaggiù, di quelle sublimi istituzioni pedagogiche, dette scuole coraniche, che assicurano oggi l’incessante produzione in serie di fanciulletti votati all’esecuzione di quell’atto squisitamente infernale che è il suicidio stragista. L’inferno non divampa mai più allegramente come quando se ne nega l’esistenza.
Ruggero Guarini