Natale da barboni
Gavin Bryars è un artista contemporaneo difficile da inquadrare, in certi negozi lo troverete nel reparto jazz, in certi altri in quello colonne sonore, in altri in quello classica. Ha fatto musiche per film, programmi tv, opere teatrali. Un giorno di dicembre stava girando per Londra con un registratore in mano, cercando qualche suono cittadino per un programma della BBC, e si imbattè in un barbone probabilmente ubriaco che strascicava in continuazione tra i pochi denti il ritornello di una canzone. Cioè, non proprio una canzone, ma una specie di canto di Natale, "Jesus’ blood never failed me yet" (il sange di Gesù non mi ha mai tradito finora). Gavin conservò quella registrazione di una trentina di secondi, ogni tanto la riascoltava, pur non sapendo cosa farne. Finchè non uscì il disco. Settantatrè minuti in cui la piccola strofa del barbone di Londra si ripete circa centocinquanta volte, accompagnata da un arraggiamento orchestrale che da qualche arco va via via sempre crescendo, fino all’intera orchestra e a una seconda voce solista, che non poteva essere altro che quella di Tom Waits.

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