Forse mi aspettavo di più, anzi senza forse. Era logico, l’ultima volta mi ha lasciato esterrefatto, e anche i più grandi non possono ripetersi all’infinito. I cinquemila metri quadrati d’oro di San Marco imprimono una rotazione della testa verso l’alto non fuggibile, ma io preferivo la più romanica e sanguigna S. Stefano. Il tema di quest’anno: "Passeggeri distratti, prigionieri di una gita senza uscita – canta uno dei vostri idoli". Ho scoperto che l’idolo in questione è Raf. Pensavo di tenermi a memoria il discorso per poi ributtarlo giù, ma sono stato un po’ demoralizzato; i passaggi degni – altrochè degni – ci sono comunque stati. Il peggior nemico dell’uomo è la realtà, diceva Proust (citazione del card. Scola). Ci sono altre citazioni a me più care ma va bene questa. Il giovane attuale cerca di fuggire dalla realtà quando questa pesa: il suo imperativo è "purchè non mi pesi". La scuola, sì ma non deve pesare, non deve essere uno sforzo; la ragazza, sì ma sempre purchè non mi pesi, purchè non comporti sacrificio. L’esempio di Maria è di una ragazza che è rimasta umile – humus, rasente alla terra. In contrapposizione a chi è superbo, che con la realtà ci fa a pugni, guardando tutto dall’alto in basso non riesce ad alzare la testa a quello che sta sopra di lui (alzare la testa e aprire la bocca ai mosaici di San Marco?). Però ha rassicurato, il male non è solo dentro di noi, ha una componente ancestrale, degli angeli decaduti.
Nella secondo parte, in Basilica della Salute, a seguito della lettura di un pezzo dell’ultima enciclica e di un brano di una lettera di San Francesco Saverio, ha spostato il discorso in maniera più efficace contro l’ideologia del materialismo, che crede che l’uomo viva di solo pane. Il materialismo nega l’uomo in quanto uomo. E ha invitato di nuovo a essere umili, ad essere i primi ad amare, incondizionatamente, rifiutando la tentazione di eliminare "quello che ci pesa" dalla nostra vita, perchè quello che pesa è la realtà (e la vita) stessa.
Ad ogni modo, la mia emozione l’ho avuta lo stesso, puntuale ogni anno. Penso sempre di portare la macchina fotografica, ma forse è meglio così, quello spettacolo rimarrà perfetto nella mia memoria. La cupola del Longhena con le sue grandi volute, che illuminate creano un formidabile gioco di ombre, mi aspetta sempre lì, al passaggio del ponte votivo. E con mille lucette che si rispecchiano nelle onde dell’acqua, è uno spettacolo impareggiabile.
il lato nord ovest della basilica ha un non so che di esemplare e poi il ponte che viene aperto solo quel giorno ecc ecc
dov’è la magia? *_*