Leva militare

Più di qualche anno è passato dall'abolizione della leva militare, accolta con grande felicità da chi l'avrebbe scampata (me incluso), dai più con apatia generale data dall'assuefazione a veder cadere uno per uno i pezzi di quello che era un "vecchio mondo", secondo l'assunzione presunta ma mai giustificata che così dovessero andare le cose. Immagino che ben sparuto sia stato il gruppo di chi sollevava qualche dubbio (un'esercizio cartesiano che la filosofia imperante vuole ben applicare al "vecchio" ma mai al nuovo che avanza, al sol dell'avvenir) sull'effettivo bene dell'azione.

Di sicuro però, dello sparuto gruppo avrebbero fatto parte colui che tempra "lo scettro a' regnatori", Machiavelli, la maggior parte degli strateghi della Grecia classica (Temistocle, lo stesso ultracelebrato Leonida) fino ad Alessandro Magno. La lancia greca non avrebbe sconfitto la turba dei persiani a Maratona se non fossero stati privati cittadini che lottavano per difendere la propria libertà, così come ciò non sarebbe accaduto a Isso, dove più di centomila persiani scapparono senza combattere perché appunto sudditi, e non cittadini.

Se mai l'Europa dovesse trovarsi una guerra ai propri confini, e l'ipotesi è remota ma non remotissima, si troverebbe in seria difficoltà, come ha già dimostrato quando chiamate dagli americani, tanto che oggi il suo potere di persuasione diplomatica è tendente a zero. Come insegnavano i latini, si vis pacem para bellum. Dicevo che l'ipotesi è remota ma non remotissima per due questioni fondamentali: 1. La questione energetica alle porte. L'Europa dovrà presto rendersi indipendente energeticamente, da petrolio e gas naturale. La scarsità di queste risorse sommata alla loro instabilità geopolitica potrebbe creare un focolaio non indifferente. 2. Il debito pubblico. La bilancia commerciale di tutto l'occidente è in passivo fin dagli anni '90 (a questo è legato l'impoverimento della classe media), il debito pubblico non è mai stato così alto e i keynesiani non demordono; in più si aggiungono iniziative totalmente stupide come Kyoto, giusto per creare altro debito. Chi possiede la maggior parte del debito pubblico americano? La Cina. E se gli USA non potranno pagare, oppure la Cina cercherà di assoggettarli e loro non ci staranno, la sola soluzione è la guerra.

Ammettiamo che i nostri militari volontari siano comunque valorosi e volenterosi di lottare per la propria libertà. Il problema è però il "fronte interno". Quello che ha determinato la sconfitta degli americani in Vietnam. La realtà dell'esercito, con sempre meno ragazzi (e quindi famiglie) che ne hanno fatto esperienza, diventerà sempre più lontana, quindi apparirà sempre meno giustificabile. Ad un certo punto la sconfitta sembrerà l'opzioni preferibile, come ad un malato a cui è ormai diventata familiare la sua malattia. Inoltre se mai ci fosse bisogno di un "surge", avremmo solo un mucchio di ragazzi che non ha mai preso in mano un fucile.

Terzo punto, gli effetti della leva militare a livello personale. Perdere un anno di vita non è bene per nessuno, e infatti questo andrebbe tagliato dalla scuola (che invece ne occupa decisamente troppi). Sappiamo poi quante persone abbiano fatto carte false pur di evitare la leva. E' per lo più a causa di un atteggiamento infantile e totalmente irrazionale. Come un bambino che non si vuol vaccinare perché ha paura dell'ago. Questi razionalizzano dicendo di essere contro la guerra e le armi. Ma la leva militare non ti fa uccidere nessuno, e comunque l'inserimento di persone non-violente nell'esercito dovrebbe essere solo un bene. Mitiga l'ambiente.

Temo che l'abolizione della leva assieme alla crisi della pedagogia formi giovani sempre più instabili emotivamente, con conseguente aumento dei casi borderline. Questo è male per loro, per le donne che li sposeranno e per i loro figli, quando divorzieranno o finanche uccideranno la moglie perché lei vuole lasciarli. Spero di avere torto su tutto, eppure non posso mandarlo giù come fosse un bicchiere d'acqua fresca.

A volte la tua normalità è scossa alle fondamenta. Non da un evento catastrofico, ma da un dettaglio quale una frase che sa come colpirti nel posto giusto. Ero ancora un ingenuo Warrior nel mondo di Warcraft, in un momento di grande coinvolgimento nel gioco, quanto di immensa sterilità nella mia vita. Un personaggio, facente parte di una carovana, ti sottopone una serie di domande per leggere la fortuna, e quindi,  come nella miglior tradizione orientale, ti affida un rotolino con scritta la sentenza per te: "Your first love and last love is self-love".
Non posso dire di averla mai capita del tutto, ma quel rotolino lo conservo ancora, e quella frase è scolpita da qualche parte nel mio cuore.

Lotta fino alla morte per la verità, e il Signore YHWH combatterà per te. (Siracide 4:28)
 

E' molto strano, guardando Bruno Vespa che veniva accompagnato vicino alla tomba di Kéfa, poi per la Basilica, la cupola, l'incredibile Cappella Sistina e le logge di Raffaello. E' molto strano perché è come se la Chiesa non mi appartenesse più. Ho sentito di guardare con distacco quello che una volta mi coinvolgeva. Come se fosse una delle tante cose mondane. Ma non so fare altro che andare avanti per la mia strada, confidando nella guida dell'Altissimo.

Guidelines

Aggiornamento delle linee guida di questo blog. Dato che è scientificamente provato che la multimedialità, nonché la presenza di link, riducono la concentrazione, danneggiano l'apprendimento di quello che si sta leggendo (e quindi, in definitiva, il piacere), questo blog sarà come è sempre stato – testo, e solo testo – ma ancora più radicalmente e con più convinzione. Se c'è qualcosa che non si conosce, si può cercare su Google dopo aver finito di leggere. E' molto meglio così, trust me. Per tutto questo devo ringraziare, ancora una volta, Nicholas Carr.

Disumanità

A lungo ho osservato con stupore l’evidente assurdità dei giorni nostri. Tra le tante, mi stupivo di come persone assolutamente prive di verità nella loro vita, impegnate a difendere aborto, divorzio, contraccezione, edonismo e utilitarismo su larga scala, insieme ad altre impregnate della peggiore xenofobia, potevano trovarsi d’accordo nel provare amore irrazionale verso gli animali.
Chiaro, il diavolo deve passare per puro (altrimenti come agirebbe su questo mondo, qualora tutti potessimo dire “eccolo, è là?”), per cui si sceglie degli ambiti, evidentemente marginali, in cui essere puro; indi li eleva a grande importanza onde l’umanità ne sia distratta. Chiusa la parentesi metafisica.

Negli ultimi giorni hanno fatto grande scalpore rimbalzando nel web due video. Nel primo una vecchietta cestinava un gatto domestico. Nel secondo una ragazza si divertiva a scagliare in un fiume cuccioli di cane. I commenti su Facebook si sprecano. Cito: “La uccido con soddisfazione personale!”, “che gente di merda che c’è a sto mondo!”, “avrei preferito vedere lo stesso video a parti invertite e farmi una grassa risata!”, “Pena di morte per chi maltratti gli animali”. Sono azioni indegne, eppure non sono più gravi che manipolare un embrione. Eppure, mentre il coro in difesa dei nostri migliori amici è unanime e dai toni forti, quello in difesa degli embrioni è sparuto e sommesso.

Qual’è la ragione di tanto amore e di così tanta violenza? Come mai agli animali è attribuita un’umanità tale, che alcuni giustificano la pena di morte in loro difesa? A lungo ho cercato una risposta senza trovarla.

Come persona non odio nè amo gli animali. Li considero parte del nostro ambiente, ottimo strumento, godevole compagnia, piacevole pasto. Ho trovato l’approccio più sensato e rispettoso alla questione animale quello di Roger Scruton (Gli animali hanno diritti?, 2008). Non mi dilungherò molto sulle sue argomentazioni, piuttosto sintetizzo di risultati: gli animali non hanno diritti, siamo noi ad avere dei doveri verso di loro. Uno dei modi migliori per amarli è cacciarli (rispettando la riproduzione) e mangiarli, oppure allevarli (con la massima cura) e mangiarli.

Ma tornando alla mia domanda: come mai agli animali è attribuita una tale umanità? Tutto mi è stato all’improvviso chiaro leggendo l’ultimo libro di Nicholas Carr. Quel tipo tosto racconta di ELIZA, un semplicissimo programma che simulava uno psicoterapeuta rogeriano. Fu scritto da Joseph Weizenbaum del MIT nel 1966. Per ovviare al fatto che un programma che debba sostenere una conversazione con un essere umano deve avere una seppur minima conoscenza del mondo (e quindi un database), Weizenbaum scelse la psicoterapia: il programma risponde con domande o affermazioni “open loop” che non aggiungono nessuna informazione al contesto, ottenute solo rielaborando la frase precedentemente immessa dall’utente. Una tipica conversazione può suonare così:

“Oggi sono stanco”
“Come mai sei stanco?”
“Ho avuto noie al lavoro?”
“Ah al lavoro…”
“Sì, quel progetto della torretta portautensile mi sta dando più noie del previsto”
“Dimmi di più sulla torretta portautensile”

E così all’infinito. La cosa che sconvolse Weizenbaum è il coinvolgimento con cui le persone si trovavano a conversare con ELIZA. Stentavano a credere che non ci fosse una persona a rispondere ai loro messaggi. O meglio, lo sapevano, ma per loro era difficile da comprendere. Addirittura la segretaria di Weizenbaum, a cui aveva dato il programma da sperimentare, si rifiutò di mostrargli la conversazione perché aveva raggiunto argomenti troppo intimi.
Da ELIZA agli animali il passo è breve. Se è possibile proiettare sentimenti umani di empatia, amore, fiducia verso poche righe di codice per il solo fatto che si esprimano nel tuo linguaggio, sarà molto più facile farlo verso gli scodinzolanti migliori amici dell’uomo. Eppure per loro non esiste nulla di ciò.